We might kiss
Un progetto performativo diviso in due parti
● Parte 1: Un pre-show in versione site-specific (nello spazio antistante al teatro o nel foyer) che si sviluppa attraverso l’interazione tra i danzatori e il pubblico: gli spettatori avranno modo di relazionarsi direttamente con i danzatori, instaurando un rapporto personale e abbattendo la quarta parete prima ancora di entrare in teatro. Le impressioni e sensazioni scaturite dal confronto con i danzatori verranno raccolte in un testo da inserire in apertura alla performance, dando luogo a un momento di drammaturgia condivisa.
● Parte 2: Performance in teatro con musica dal vivo* composta parallelamente alla creazione coreografica, che possiede una propria narrazione e drammaturgia indipendente dall’anteprima, dove si ricostituiscono i ruoli e le distanze convenzionali, con tuttavia la nuova relazione personale instauratasi tra spettatore e performer: sul palco ci sono persone che conosco / in platea ci sono persone che ho già incontrato.
We might kiss intende raccontare il viaggio all’interno di un processo di nuova conoscenza di sé e del sistema in cui si è vissuto, svelando così una coscienza e memoria collettive. La vita dell’uomo, così osservata, si incastona in un sistema più grande, geologico, astronomico, tra interiorità e paesaggio, tra fragile e potente, micro e macro, inerzia e necessità. Dalla rivelazione dell’essere umano come embrione del tessuto sociale, si crea una scoperta della relazione attraverso l’uso condiviso dello spazio e del gesto, fatto di tentativi e osservazione, nella ricerca, con improbabile precisione, del proprio posto nel mondo. Viene a costituirsi il gruppo, il sistema socio – ecologico, che muove ed evolve se stesso attraverso la dinamica incessante del ciclo vitale, tra coscienza sociale e iperbolico istinto alla continuazione della vita.
*E’ possibile presentare la performance anche con musica registrata, a seconda delle esigenze tecniche e logistiche.
crediti e info
Regia e Coreografia Elisa Pagani
Musiche originali Enrico Bernardi
Spettacolo per 4 danzatori e 3 musicisti (in versione live)
Durata 45 minuti
framework e rilevanza
La ricchezza del progetto We might kiss risiede certamente nella sua flessibilità, nella sua ampiezza e nella sua elasticità dal punto di vista di politica teatrale. La situazione prodotta dall’emergenza coronavirus ha messo in discussione profonda la fruizione stessa delle arti performative, e della danza in particolare, la cui dimensione peraltro prevalentemente priva di linguaggio verbale è stata ulteriormente schiacciata dalla bidimensionalità del video e dall’impossibilità di contatto.
We might kiss vuole testare i limiti opposti di questa fruizione limitata, pur nel rispetto delle regole, accentuando in questo modo la tensione del contatto desiderato e impossibile. L’indagine sul potenziale empatico tra l’osservatore e l’osservato si rende necessaria in primo luogo in qualità di pensiero critico sul gap assolutamente attuale e lampante che separa il pubblico e la danza contemporanea. Solo a partire dalla natura dello sguardo e dello scambio reciproci è possibile agire in entrambe le direzioni senza compromettere il valore artistico e concettuale dell’opera in sé, plasmando le circostanze al fine di costruire connessioni piene di significato e storia tra lo spettatore e il performer.
We might kiss diventa, allora, l’occasione di sperimentare il potenziale di queste connessioni: lo spettatore, che ha condiviso un momento di intimità con il performer durante l’anteprima, sarà maggiormente incoraggiato – per via della relazione di prossimità appena costruita – ad accogliere diversamente il paesaggio coreografico della seconda parte?
Nell’ottica di generare un sentiero biunivoco, la prossimità ritrovata e l’incontro fanno scattare la scintilla che supera il desiderio di comprensione nello spettatore: il legame è già stato costruito, il ponte è saldo, ed egli è quindi in grado di lasciare che gli individui che danzano sul palco siano invece esseri umani identificabili, unici per via della loro storia e umanità.
La speranza è che tale consapevolezza lo invogli a superare la didenza e a farsi sorprendere da quel deserto di conoscenza insito in ciascuno di noi e in cui memorie, riferimenti, drammaturgie, significati si svelano e si intrecciano in una tela unica e iridescente, che ciascun spettatore porterà con sé a fine spettacolo.
soundtrack
La parte musicale di WE MIGHT KISS è adata al pianista e compositore Enrico Bernardi, al bassista elettrico Gianluca Lione e al batterista Igino Caselgrandi.
I tre musicisti vantano un’esperienza artistica più che decennale nell’ambito di diversi generi musicali dalla musica classica al jazz, dalla musica rock alla musica contemporanea. In questa occasione eseguono dal vivo la colonna sonora composta per lo spettacolo di danza contemporanea “We might kiss” dal pianista del trio.
Le musiche di questo spettacolo nascono di pari passo con la creazione coreografica ed interagiscono in maniera sinergica con il movimento dei danzatori.
I silenzi, i respiri, i suoni della danza diventano parte integrante del tessuto musicale che si sviluppa però anche in arcate melodiche evocative e ritmi incalzanti in una commistione melodico-ritmico-timbrica sempre coerente e a tratti imprevedibile. L’escursione dinamica passa da un pianissimo quasi inudibile del pianoforte solo ad un forte violento e fragoroso con cascate di note sorrette dalla spinta percussiva della batteria e dal suono avvolgente del basso elettrico: i tre musicisti sono chiamati ad essere un corpo solo con i 4 danzatori in un gioco continuo di azione e reazione, di ascolto ed attenzione assoluta.