The space between
“Terzo Paradiso significa il passaggio a uno stadio inedito della civiltà planetaria, indispensabile per assicurare al genere umano la propria sopravvivenza. A tale fine occorre innanzitutto riformare i principi e i comportamenti etici che guidano la vita comune.” (Michelangelo Pistoletto)
La visione globale imposta dalla pandemia e dal periodo storico che l’ha generata, ci invita a immaginare e incoraggiare il ruolo dell’essere umano come custode, approdando a una cultura dell’incontro che dia vita a una rielaborazione trinamica del vivere comune, in una direzione socialmente ed ecologicamente rinnovabile. Il simbolo e il funzionamento del Terzo Paradiso racchiudono e rigenerano tutte le diversità e le antinomie, tra cui natura e tecnologia, tu ed io, salute e malattia, maschile e femminile, individuo e società. Come nell’incontro tra tesi e antitesi si genera la sintesi, così due elementi apparentemente antitetici trovano armonia nello spazio centrale, generando una rinascita e una continuazione fluida e onnicomprensiva.
crediti e info
Concept, regia e coreografia Elisa Pagani
Musiche originali Valentino Corvino
Spettacolo per 3 danzatori e i partecipanti al laboratorio
Durata 60 minuti
format
Il progetto si sviluppa in 3 parti che individuano altrettante fasi, contesti, spazi di realizzazione di una visione, in cui lo spazio di contatto è quello di incontro e armonia.
TESI – Creazione per 3 danzatori, che viene presentata al pubblico in maniera frontale e tradizionale. Il movimento coreografico si genera da un flusso trinamico, generativo e innovativo. La filosofia del Terzo Paradiso si innesta sulla coreografia, esportando l’idea che due realtà antitetiche non riescono a creare un sistema armonico, se non con l’intervento di un elemento terzo che è in grado di sintetizzare e stabilizzare le forze opposte nella creazione di uno spazio nel mezzo in cui si risolve la contraddizione, si conciliano le parti e si rigenerano, rafforzate, le identità.
ANTITESI – Il pubblico viene invitato a riposizionarsi al perimetro di uno spazio scenico quadrato all’interno del quale assisterà al restaging del movimento sopra descritto ad opera di tre performer amatori, di tre differenti età anagrafiche. Differenti corpi, attraversano nuovamente il materiale performato dai danzatori professionisti, filtrandolo nelle maglie della loro fisicità, età, esperienza artistica.
SINTESI – In questa terza fase verrà nuovamente invitato il pubblico a occupare in maniera aleatoria tutto lo spazio scenico. Parte di esso avrà preso parte ad un laboratorio creativo di comunità, nell’ambito del quale saranno messi a disposizione dei partecipanti gli strumenti creativi che sono stati sviluppati durante il processo di creazione con la compagnia e ne presenteranno l’esito. Questo atto finale vuole generare un contesto non solo esperienziale, ma soprattutto partecipativo, in cui si origina un’azione sintetica di risoluzione della prossimità con il prodotto artistico, con l’altro, l’essere umano, l’artista e il suo astante.
Si manifesta quindi lo scopo comune e comunitario di considerare unicamente la visione sistemica della società, in cui ogni abitante contribuisce al mantenimento dell’equilibrio globale, come in una danza universale.
ATTIVITÀ
Si prevede un laboratorio di comunità di una settimana finalizzato alla creazione delle fasi di antitesi e sintesi. Il laboratorio avviene preferibilmente già negli spazi espositivi al fine di renderli accessibili per rendere il laboratorio stesso installativo.
Al termine di questa settimana si prevede l’apertura al pubblico della performance, che potrà essere replicata per un periodo definito, anche più volte al girono, negli spazi espositivi. Partecipazione della cittadinanza verrà aperta tramite una call pubblica.
Il progetto si nutre non solo della filosofia artistica che respira, ma anche dell’ampia azione territoriale e comunitaria a cui è votato. Da un lato, infatti, DNA ha come punto di partenza la presentazione di un lavoro di ricerca coreografica di alta qualità e innovazione. La volontà di unire una produzione coreografica a un’azione comunitaria, dall’altro, è segno distintivo della battaglia politica e sociale che DNA mette in campo da anni nei propri spettacoli e progetti. La missione di DNA è da sempre quella di riconoscere nel pubblico una comunità con cui costruire una solida cultura di trasmissione, di partecipazione teatrale, politica, umana.
Questo spettacolo si fonda quindi come sintesi, punto di incontro e, chissà, proposta di Terzo Paradiso per il futuro della danza post-pandemica: un mondo che veda e riconosca nell’arte una necessità e che fornisca un modello di incontro e coabitazione tra l’individuo e la società, in un flusso che non trascura né l’uno né l’altra, ma che invece ne coltiva la massima espressione.
OBIETTIVI – L’obiettivo di un progetto come The Space Between si dirama su più fronti: innanzi tutto la vocazione comunitaria dell’arte. Questo progetto immagina lo spettatore come abitante dello spazio e dell’arte stessa: il museo o lo spazio installativo diventano improvvisamente piazza e luogo d’incontro per il pubblico che diventa performer e astante, in perfetta sintonia con il percorso artistico di uno dei più celebrati artisti italiani del XX e XXI secolo, Michelangelo Pistoletto.
The Space Between si pone quindi come ponte tra il pubblico e l’arte, visiva e coreutica, per incentivare un incontro fertile per chi parteciperà, nella visione di avvicinare la danza e l’arte contemporanea al pubblico in maniera innovativa e partecipativa, costruendo insieme un nuovo modo di fruire l’arte e lo spazio espositivo.
CONTESTO – Il contesto in cui The Space Between si inserisce è quello di una frammentazione di fruitori della danza e dell’arte contemporanea. Tale situazione deriva con ogni probabilità da una difficoltà di avvicinamento del pubblico alle nuove forme d’arte, raramente incentivato in maniera efficace in primis dagli artisti stessi. Questo progetto reimmagina la relazione tra spettatore, artista e opera d’arte, modificando gli assetti e rendendo, in primo luogo, lo spettatore partecipante di un evento performativo di danza.
DESTINATARI – The Space Between si rivolge al pubblico di tutte le età che abbia la curiosità e l’interesse nei confronti dell’arte partecipativa e nell’arte moderna e contemporanea.
Non ultimo, The Space Between vuole rivolgersi a danzatori professionisti e amatori, per immaginare una performance adattabile a più fronti e contesti e che possa quindi inserirsi in una corrente transdisciplinare che incentiva il lavoro dei giovani e apre tuttavia le porte a partecipanti su un ventaglio intergenerazionale.